L’Italia vista dai Giovani industriali: spazi (da riempire), distanze (da colmare), divari (da azzerare)
“Ascoltateci, Usateci, Utilizzateci”. E’ l’appello lanciato alle Istituzioni dai Giovani industriali, primi fra tutti Riccardo Di Stefano e Vittorio Ciotola, rispettivamente presidente nazionale e della Campania degli under 40 di Confindustria, nel tradizionale convegno autunnale svoltosi quest’anno a Napoli anziché nella solita sede di Capri.
Spazi
Nella due giorni del convegno “Spazi. Costruire oltre le distanze” i giovani industriali hanno tracciato la strada che l’Italia dovrebbe seguire per conquistare quei nuovi spazi e tempi sulla base dei quali costruire il futuro del Paese, un nuovo sviluppo economico e far crescere una società più innovativa e inclusiva soprattutto dei giovani. Spazi da riempire, nel senso di opportunità da cogliere. Distanze da colmare, nel senso di gap e divari territoriali da ridurre e azzerare per non diventare zavorre sempre più insostenibili per l’intero Paese.
Risorse
I giovani industriali hanno evidenziato la necessità di un approccio nuovo per le due transizioni oggi fondamentali, quella digitale e quella ecologica. In questo senso, una opportunità fondamentale e imperdibile è fornita dal PNRR, che vale 235 miliardi di euro da investire da qui al 2026, attraverso 527 condizioni (misure) da rispettare, 100 delle quali scadranno il prossimo anno. Il tempo stringe, dunque. E’ vero che i progetti ci sono, ma il tema non è solo la quantità. Bisogna migliorare anche le performance, e quindi la qualità, della progettazione. La trappola dell’immobilità, e cioè il costo di non implementare bene, in maniera efficiente e nei tempi previsti il Piano, corrisponde a una mancata crescita del Pil dell’1,2%, e cioè perdere quasi 23 miliardi di euro.
Lavoro
Gli under 40 di Confindustria chiedono al Governo di abbassare il cuneo fiscale per incoraggiare il lavoro. E’ questa l’autostrada da percorrere spingendo il pedale sull’acceleratore in direzione “sviluppo” per il futuro del Paese. Con lo smart working il lavoro si sta trasformando profondamente. Serve una soluzione intelligente che punti al lavoro per obiettivi e non col tassametro. Qualità delle prestazioni e qualità della vita possono andare sullo stesso binario, e gli under 40 di Confindustria si dicono pronti a prendersi la responsabilità di trovare la soluzione migliore, con opportuni accordi tra imprese e lavoratori.
Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza non riscuote il favore dei Giovani imprenditori perché disincentiva l’accesso al mondo del lavoro, non riqualifica le risorse umane, non offre opportunità di lavoro reali. Bene la lotta all’indigenza, ovviamente, ma servono correttivi all’accesso e alla verifica e vere politiche attive del lavoro, finora invece praticamente assenti.
Divario generazionale
Una delle ragioni per cui sembra difficile innovare questo Paese è l’incapacità di creare spazi per le giovani generazioni. L’indice di vecchiaia aumentato fino al 180% incentiva infatti i giovani a crearsi una vita altrove, in Paesi più dinamici del nostro, lasciando su chi resta il peso di un divario generazionale che si allarga e si autoalimenta sempre di più.
Rischio crack sociale
Per evitare il rischio di crack sociale del Paese, bisogna conciliare due aspetti divergenti: da una parte ci sono gli over 65, che hanno una solidità finanziaria superiore e una maggiore resilienza al ciclo economico con un reddito medio annuo che ha già superato i livelli pre-crisi, dall’altra ci sono i giovani sulle cui spalle si stanno accumulando esternalità negative di lungo periodo che si sommano alle lacune formative. Dad, perdita di qualità nell’apprendimento, stage sospesi o virtuali, ingresso nel mondo lavorativo da remoto e senza inserimento “reale” sono solo alcuni degli elementi che segneranno a lungo la vita degli under 35.
Equilibrio fra pensionati e lavoratori
I giovani, tra l’altro, “servono” a far funzionare il sistema sociale e a portare innovazione. Secondo EY, nei prossimi 10 anni circa 3,5 milioni di lavoratori andranno in pensione e per raggiungere almeno la media europea c’è bisogno di un milione e mezzo di giovani NEET da inserire in percorsi di studio o includere nel mondo lavorativo. Bisogna dunque riequilibrare i rapporti tra generazioni, a partire da quello tra pensionati e lavoratori, perché l’Italia spende per pensioni e debito molto più degli altri paesi, e questo penalizza i giovani e le prospettive di crescita future.
Misure opportune
In questo senso, i Giovani industriali propongono di rendere universale il contratto di espansione, allargandolo a tutte le imprese e seguendo il principio in base al quale per ogni prepensionamento deve esserci una nuova assunzione, perché solo così può funzionare la staffetta generazionale. Alle Istituzioni viene chiesto in ogni caso di non trascurare impresa e lavoro, per evitare di generare quella rabbia sociale che ha alimentato negli anni il populismo, il razzismo, la sfiducia nella scienza e nelle istituzioni.
L’appello
E’ Vittorio Ciotola, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Campania, a ribadire l’appello alle Istituzioni: “Ascoltateci, Usateci, Utilizzateci – dice – è vero che siamo giovani ma viviamo il territorio sul campo e ne conosciamo le difficoltà. Per questo, ascoltateci”. Ci sono spazi da riempire, nel senso di opportunità da cogliere, e gap da colmare fra le diverse aree del Paese. Bisogna allora sostenere misure specifiche volte a ridurre questi divari, come ad esempio il credito d’imposta per il Mezzogiorno e i contratti di sviluppo, che tra l’altro hanno già dato buoni risultati e dimostrato la qualità del tessuto imprenditoriale meridionale.
Unità nazionale
“E poi ci sono le riforme di accompagnamento al PNRR – continua Ciotola – che rappresentano quel momento in cui un sentiero si trasforma in autostrada. Siamo un grande Paese nel quale già in passato Stato, privati e mondo del lavoro, in un periodo buio della nostra storia, hanno dato dimostrazione di saper lavorare bene e insieme per un obiettivo unico. Il simbolo di quella rinascita fu l’Autostrada del Sole, costruita in pochi anni con lo sforzo di tutti. Milano e Napoli si unirono passando per Roma, Firenze e Bologna: in quella occasione l’Italia unica e coesa si dimostrò capace di riempire uno spazio e annullare le distanze. È con questo spirito che va affrontato il Recovery plan. Noi giovani non lo ‘chiediamo’ semplicemente… lo ‘pretendiamo’! Anche perché una parte importante del PNRR è un prestito, fondi cioè che oggi riceviamo tutti ma che noi giovani pagheremo domani!”
Next generation
La distanza generazionale è un altro grande spazio da ridurre. Oggi l’Italia possiede il triste primato del più alto numero di giovani che non studia e non lavora. “Se abbiamo deciso di aderire ad un programma chiamato ‘Next generation EU’ – è il pensiero dei Giovani industriali – dobbiamo mettere da parte l’ipocrisia e parlare realmente di giovani, magari da formare con una didattica al passo dei tempi che cambiano. Siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, ma i nostri ragazzi devono veder ridurre il gap generazionale al lavoro come nella vita di tutti i giorni, con maggiori possibilità ad esempio di acquistare una casa, costruirsi una famiglia, partecipare proattivamente alla cura della cosa pubblica.
Divario sociale
La distanza che più ci divide in questo Paese, evidenziano gli under 40 di Confindustria, è quella sociale ed è quella dunque da colmare più rapidamente. Troppe famiglie sono aggrappate al futuro solo grazie alla enorme solidarietà di cui il nostro Paese può andare orgoglioso. Troppi anziani sono lasciati nelle mani di un sistema sanitario che va in tilt alla prima emergenza. Troppi bambini hanno dovuto rinunciare a opportunità di crescita per via di una scuola non in grado di supportare la didattica a distanza. I livelli essenziali delle prestazioni riguardanti i diritti civili e sociali vanno garantiti allo stesso modo su tutto il territorio nazionale, mentre per più di vent’anni si è ragionato invece sul concetto di spesa storica, creando una grande voragine socio-economica-territoriale.
Ringiovanire la leadership economica
C’è quindi da affrontare una questione generazionale che i Giovani industriali pongono con forza e convinzione: bisogna subito creare quote per gli under 40 nei board delle società di Piazza Affari, dove la media dei componenti resta ancora over 60. Richiamando il titolo del convegno “Spazi”, bisogna creare gli spazi per far emergere nuovi meriti e talenti, imparare a non usare oggi le risorse di domani, sia che si tratti di clima o di acqua, sia che si tratti di debito o materie prime. Le generazioni presenti non possono e non devono aggrapparsi a quelle future: da troppo tempo il passato “ospita e contiene” il presente. Bisogna guardare avanti e fare impresa, archiviare l’abitudine a dare per impossibile il cambiamento. Bisogna “riempire questi spazi” – concludono i Giovani industriali – e costruire una nuova Italia oltre le distanze.