Identità di genere. Italia al 35esimo posto in Europa per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+. DDL “Zan” bloccato al Senato
«Sono una persona non binaria. Datemi del loro». È quanto ha scritto sul suo account Instagram Demi Lovato, 28 anni, musicista e interprete americana, che dopo aver dichiarato prima la propria bisessualità, poi la pansessualità, ora aggiunge un altro tassello nel percorso di consapevolezza di sé. Con il termine “non binario”, la ex stella Disney intende che non si riconosce nella distinzione uomo/donna, ma si percepisce come “altro”. «Lo sto facendo per coloro che non sono in grado di condividere chi sono veramente con i propri cari. Per favore, continuate a vivere attraverso le vostre verità e sappiate che vi sto inviando tanto amore» – aggiunge nel video. Affermazioni che sono subito diventate un caso, apparentemente anacronistiche ma quanto mai necessarie.
Il caso della nuova pubblicità Dietorelle
Siamo ancora lontani, infatti, da un pieno riconoscimento dei diritti delle persone LGBT+ (acronimo di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender) e l’identità di genere è vissuta sempre come un tabù. Basta pensare alla polemica innescata nei giorni scorsi da Vittorio Sgarbi che su Twitter si è scagliato contro la nuova pubblicità Dietorelle in cui si vede prima una coppia di giovani donne che si scambia un bacio appassionato dopo aver provato una caramella. Una scena che il critico definisce «immorale per i bambini» e che scade nel «campo della pornografia». Posizione la sua, però, contestata in modo molto acceso sul social, soprattutto da parte dei più giovani.
La giornata mondiale contro l’omotransfobia
Il coming out di Lovato arriva a ridosso della Giornata mondiale contro l’Omotransfobia, che si celebra ogni anno il 17 maggio. In questa data, infatti, nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rimosse l’omossesualità dalla lista delle malattie mentali nella Classificazione internazionale delle Malattie. Per diventare, però, un giorno da festeggiare, sono dovuti passare altri 14 anni. La proposta che portò alla vera e propria istituzione della giornata arrivò, infatti, nel 2004, grazie a un’idea di Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie (Presses Universitaires De France 2003), seguita poi dalla risoluzione dell’Unione Europea nel 2007.
Italia al 35esimo posto per la tutela delle persone LGBT+
Secondo Ilga Europe, l’associazione internazionale per i diritti LGBT presente all’ONU, nel 2021 l’Italia è scesa al 35esimo posto della classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+. Nel 2021 a coloro che sono stati colpiti da discriminazione, odio e violenza per il loro orientamento sessuale e identità di genere sono tantissimi. Gay Help Line, il contact center nazionale contro omofobia e transfobia (800 713 713), riceve più di 50 contatti al giorno (tra linea e chat), più di 20.000 l’anno. Nel loro report si legge che nell’ultimo anno 1 giovane LGB su 2 ha avuto moderati o gravi problemi in famiglia in seguito al proprio coming out. La percentuale sale al 70% se il coming out riguarda persone trans. Per il 36% dei minori la reazione al coming out ha visto il rifiuto da parte dei familiari o dei propri pari. Per il 17% dei ragazzi maggiorenni che hanno contattato il numero verde, il coming out ha comportato la perdita del sostegno economico da parte della famiglia. Nell’ultimo anno, periodo covid, i ricatti e le minacce subiti dalle persone LGBT sono passati dall’11% al 28%. I casi di mobbing e discriminazioni sul lavoro dal 3 al 15%.
La legge “Zan”
Nonostante questi numeri, in Italia è molto acceso il dibattito sulla “necessità” o meno del Ddl Zan che si propone di prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. La proposta di legge, approvata in prima lettura alla Camera il 4 novembre e ora all’esame della commissione Giustizia del Senato, è nata su iniziativa del deputato Pd Alessandro Zan. Il testo prevede l’estensione dei cosiddetti reati d’odio per discriminazione razziale, etnica o religiosa (articolo 604 bis del codice penale), a chi compia discriminazioni verso omosessuali, donne, disabili. Ma la discussione sul Ddl è ferma per lo scontro tra le diverse forze politiche.
Per fortuna, mentre i partiti discutono di parità di genere e si arrovellano su leggi e rappresentanze, esiste un pezzo di mondo giovanile che ritiene superato il concetto stesso di genere, che pensa a un nuovo modello di società, con il diritto di esprimersi liberamente, totalmente, a prescindere dall’anatomia, e di collocarsi dove vuole, riscrivendo convenzioni, modi, riti, contratto sociale. Sono loro il futuro in tema di diritti. Per fortuna, e di questi tempi bisogna ribadirlo.