Restituito al pubblico l’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. L’inaugurazione nella Giornata Mondiale degli Oceani
Dopo un’opera di restauro durata 6 anni, il primo acquario pubblico aperto in Italia e tra i più antichi d’Europa riapre i battenti
Chissà se il naturalista e zoologo Anton Dohrn avrebbe mai immaginato che il suo Acquario, inaugurato all’interno della Villa Comunale a Napoli nel lontano 1874, sarebbe stato preso d’assalto dopo quasi 150 anni da uno stuolo di giornalisti, istituzioni e visitatori, con tanto di “selfie” accanto alle vasche completamente rinnovate.
Ieri, infatti, ha riaperto i battenti, perfettamente restaurato dopo 6 anni di lavori, il primo acquario pubblico aperto in Italia e tra i più antichi d’Europa, il cuore della Stazione Zoologica Anton Dohrn – Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine. Un gioiello dall’enorme valore storico e scientifico che ospita oltre 200 specie animali e vegetali e che rappresenta un caso unico: un Acquario scientifico che unisce le attività di ricerca e la possibilità di visita da parte del pubblico, mantenendo intatta la mission a cui lo aveva destinato lo stesso Dohrn. E la data scelta per la sua riapertura non è stata casuale: coincide infatti con la Giornata Mondiale degli Oceani, l’8 giugno 2021.
Il restauro
Quella che si è appena conclusa è stata l’opera di restauro più importante e completa che ha interessato l’Aquarium nei suoi quasi 150 anni di storia. Agli interventi di carattere strutturale, cominciati alla fine del 2015, hanno fatto seguito negli ultimi due anni i lavori di rifacimento e riallestimento delle vasche, in una sintesi tra architettura del XIX secolo e nuove tecnologie di ultima generazione. Il restauro ha interessato tutto l’antico corpo centrale della Stazione Zoologica, dal consolidamento di 5 colonne portanti al salone espositivo, dagli ambienti retro-vasca ai locali tecnici, dagli stabulari agli spazi al piano seminterrato che ospita gli impianti tecnologici, grazie al finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca. Sono stati inseriti, inoltre, reperti di archeologia subacquea, quali anfore vinarie e olearie di epoca romana e ancore litiche, concessi in affidamento dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli.
Il percorso
Il viaggio all’interno dell’Aquarium della Stazione Zoologica Anton Dohrn condurrà il visitatore alla scoperta del mare, dalla costa al mare aperto, tra grotte e anfratti, percorrendo praterie di posidonie, passando dal coralligeno agli abissi, dall’ambiente pelagico, abitato anche da specie aliene, dagli scogli mediterranei alle formazioni tropicali.
“Quando il pubblico si affaccia all’ingresso dell’Aquarium – spiega Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli – incontra due piccole vasche: la prima è dedicata alle stelle marine, simbolo dell’Aquarium, e la seconda è dedicata al paguro, uno dei più noti e simpatici crostacei dei nostri mari. La stella marina è stata scelta come simbolo di “fragilità e rigenerazione”, perché include un gruppo di specie vulnerabili a rischio di estinzione ma in grado di recuperare e rigenerare i propri arti in caso di perdita. Quindi anche un simbolo di resilienza proprio come l’Aquarium che ritorna al pubblico dopo anni di rinnovamento. Il paguro, esempio di simbiosi con l’anemone che porta sulla conchiglia, per noi rappresenta simbolo di integrazione, cooperazione tra specie, un esempio non solo per la ricerca, ma per la necessità di integrazione tra popoli e sforzi per salvare il nostro Pianeta”.
Strutturato in 19 vasche, la struttura ospita più di 200 specie animali e vegetali distribuite in 9 diversi habitat che ricostruiscono gli ambienti che possiamo incontrare in Mediterraneo. Partendo dalla prima vasca, in particolare, il visitatore segue un percorso che lo porterà da dove le onde si infrangono sulle rocce della costa del golfo fino alle profondità marine, passando per ambienti tipici del Mediterraneo con la seguente sequenza: Acque costiere, Praterie di Posidonia oceanica, Ambienti rocciosi, Coralligeno, Ambienti di piattaforma, Ambienti di mare aperto e Ambienti profondi del Canyon Dohrn. Include anche alcuni ambienti particolari che sono di grande risalto per le ricerche storiche e presenti svolte nell’Aquarium: la vasca del polpo, la vasca delle grotte marine (che furono qui studiate per la prima volta nel dopoguerra), il Murenario Romano, il parco archeologico sommerso di Baia, la seppia, il cavalluccio marino mediterraneo. Gli organismi tropicali forniscono un’idea di come potrebbero trasformarsi alcuni ambienti del Mediterraneo nei prossimi decenni. L’Aquarium contiene complessivi 180 metri cubi di acqua e si sviluppa su 507 metri quadrati.
La storia
Fondato nel 1872 dal naturalista e zoologo Anton Dohrn, l’Acquario venne aperto al pubblico nel 1874, assolvendo così a una tripla missione: osservazione diretta del mare, intrattenimento divulgativo e finanziamento della ricerca. L’idea di realizzare un acquario e soprattutto di aprirlo al pubblico, infatti, venne a Dohrn dopo aver visitato un acquario di Berlino: in questo modo, attraverso i proventi della vendita dei biglietti, sarebbe stato possibile finanziare i progetti di ricerca della Stazione Zoologica, e allo stesso tempo divulgarne la conoscenza presso il vasto pubblico. La visita all’Acquario fu un vero avvenimento e, come testimoniano le foto d’epoca conservate nell’Archivio Storico dell’Ente, il pubblico vi faceva visita con i vestiti buoni della domenica, per vedere il mondo misterioso dei mari. Ma l’Acquario di Napoli voleva anche essere uno strumento privilegiato da offrire a studiosi e ricercatori provenienti da ogni parte del mondo per analizzare e osservare gli animali dal vivo e nel loro ambiente naturale. Per questo l’istituzione è interamente dedicata, fin dalla sua nascita, all’esposizione della flora e della fauna del Mediterraneo, in particolare degli ecosistemi e la biodiversità del Golfo di Napoli. Ancora oggi mantiene la sua struttura originaria: collocato al piano terra, è direttamente collegato al mare attraverso un canale sotterraneo progettato dall’inglese William Alford lloyd, che aveva già realizzato gli acquari di Londra ed Amburgo.