Gli italiani e la casa: vorrei ma non posso. Secondo Nomisma dopo la pandemia cresce la voglia di acquistare un’abitazione ma a comprare saranno solo 3 famiglie su 100
Un desiderio che interessa ben 3,3 milioni di famiglie ma, secondo l’indagine, le intenzioni di acquisto “credibili” si contraggono a 804 mila famiglie.
“Casa, dolce casa?”. È il titolo del film comico del 1986 prodotto da Steven Spielberg, un remake de La casa dei nostri sogni. Il titolo originale è The Money Pit, più propriamente “stillicidio di denaro” o, forse più metaforicamente, “pozzo senza fondo”. Una traduzione particolarmente azzeccata all’indagine di Nomisma diffusa nei giorni scorsi. Secondo il14° Rapporto sulla Finanza Immobiliare e Indagine sulle Famiglie Italiane, infatti, dopo la pandemia cresce ancora di più la voglia di acquistare una casa ma a comprare saranno solo 3 famiglie su 100, le uniche che riusciranno a sostenere le spese necessarie per affrontare il grande passo. Un desiderio che interessa ben 3,3 milioni di famiglie ma, secondo l’indagine, le intenzioni di acquisto “credibili” si contraggono a 804 mila famiglie, filtrate secondo parametri che tengono conto della reale solidità economica e finanziaria dei nuclei familiari e che escludono tutti coloro che non hanno manifestato intenzioni concrete finalizzate all’acquisto, come la formulazione di un’offerta, la partecipazione alle aste giudiziarie, la richiesta di informazioni per mutuo, ecc…
Secondo Nomisma, inoltre, lo storytelling offerto dai tassi bancari bassi e un maggior risparmio maturato nell’ultimo anno sono propedeutici a un approccio più emotivo da parte di famiglie incapaci di vedere le proprie reali possibilità.
Le tipologie di acquirenti
Alla luce di questi ragionamenti, l’Istituto di ricerche classifica il popolo dei potenziali acquirenti in tre categorie: gli “equipaggiati”, pari a 1 milione di famiglie (3,9%) che possiedono un reddito adeguato e possono garantire una domanda in sicurezza. Vi sono poi gli “incauti” pari a 1,8 milioni (7%) che presentano un reddito appena sufficiente a soddisfare le esigenze primarie. In ultimo, gli “sprovveduti” ossia 504 mila famiglie (1,9%) che pur avendo una insufficienza reddituale non si fanno problemi e intendono comprare casa.
Perché si compra casa
La propensione di acquisto per uso primario rappresenta un obiettivo prioritario delle famiglie. Le motivazioni di acquisto di “prima casa” e di “sostituzione prima casa” riguardano complessivamente l’80% delle volontà̀ manifestate, in crescita rispetto al 2020 (74,2%). Tale tendenza riguarda soprattutto i giovani under 35 anni, attualmente in affitto e con redditi medio bassi, oppure imprenditori e liberi professionisti, con una casa di proprietà̀, ma interessati alla sostituzione.
Di contro, in diminuzione (10,2% delle intenzioni) coloro che intendono acquistare casa come forma d’investimento: si tratta per lo più di persone in età matura, che vivono da sole oppure in nuclei con figli, con una situazione reddituale piuttosto stabile e solida.
Il mercato dell’affitto
Focalizzando l’attenzione sul mercato dell’affitto, l’Indagine rileva che il 64,1% delle famiglie (rispetto al 54,5% dello scorso anno) considera l’affitto un’opzione a causa della mancanza di risorse economiche sufficienti per poter accedere all’acquisto di un immobile. A questo gruppo si affiancano quei nuclei familiari che considerano la proprietà poco conveniente per le spese da sostenere (13,1% delle famiglie che vivono in affitto) o che esprimono preferenza per la liquidità e la volontà di non impegnarsi in un investimento così oneroso. Infine, vi è un altro gruppo di famiglie per le quali la locazione è una situazione temporanea, in attesa che si creino le condizioni per poter accedere al mercato della compravendita (15,6%).
La ristrutturazione
La pandemia ha fatto riscoprire l’importanza di vivere in un ambiente confortevole e adeguato alle diverse necessità. È il punto di vista con cui si può legge l’aumento delle riqualificazioni edilizie supportato dalle diverse misure di sostegno nazionali (tra cui il superbonus 110%). Nomisma rileva come negli ultimi 12 mesi, circa il 12,3% delle famiglie (pari a 3,2 milioni) ha effettuato un intervento di ristrutturazione, soprattutto legato al risparmio energetico. Inoltre, ci sono oltre 9,0 milioni di famiglie intenzionate ad utilizzare il superbonus nei mesi futuri, ma il monitoraggio mette in luce che solo 2,4 milioni di famiglie hanno avviato iniziative concrete, mentre 2,5 milioni sono ancora in fase esplorativa.
Insomma, al di là dei numeri, quel che conta sono almeno le intenzioni. E l’immagine che racconta Nomisma è quella di un Paese comprensibilmente ferito, ma in cui sta progressivamente aumentando la fiducia sulle possibilità di risalita dal baratro nel quale, per effetto della pandemia, era piombato.