Its: trovare lavoro a 20 anni (e chiudere la stagione dei talentless)
Trovare un lavoro in linea con i propri studi entro dodici mesi. E avere vent’anni. È quanto accade a chi frequenta i corsi degli Istituti Tecnici Superiori nell’80% dei casi, con punte che superano il 90%.
Istituiti dal Ministero dell’Istruzione nel 2010, gli Its hanno avuto finora un ruolo marginale.
Il monitoraggio nazionale dei percorsi ITS più recente (2021) effettuato da Indire – Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa – relativo al 2019 restituisce uno scenario destinato a cambiare, ovvero già in via di cambiamento. 201 percorsi, 5.097 studenti e 3.761 diplomati sono, infatti, troppo pochi e il confronto con la Germania è impietoso. Le stime più larghe non arrivano oltre i 10mila studenti complessivi in Italia, contro i 900mila tedeschi.
Draghi e gli Its
Lo scenario è destinato a cambiare per l’evidente necessità di intervenire su un paradosso internazionale, che in Italia assume un peso insostenibile: la distanza spesso siderale tra le figure professionali richieste dal mondo del lavoro e le qualifiche (o le assenze di qualifica) di chi si candida per quel lavoro. Le aziende faticano a trovare lavoratori adeguati, chi cerca una occupazione spesso non ha le competenze che servono. Gli Its sono utilissimi a ridurre questa distanza. E non è un caso che Mario Draghi ne abbia prima fatto cenno esplicitamente nel suo discorso insediativo e abbia poi fatto visita in uno degli Its al Sud, l’Istituto Antonio Cuccovillo di Bari. L’attenzione riservata agli Its non è meramente mediatica, attraverso il Pnrr, infatti, l’Italia investe 1,5 miliardi in questa direzione.
La formula degli Its
Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono Scuole di Specializzazione Tecnica Post Diploma, finalizzate a trasferire competenze tecniche, tecnologiche innovative e specialistiche in stretto collegamento con il mondo produttivo e con le imprese. In Italia se ne contano per ora 117. A regolamentarli dovrebbe intervenire presto una nuova norma (l’iter parlamentare è in corso) e tra le altre cose una riguarda la denominazione, quella nuova dovrebbe essere Its Academy (che fa più chic).
Sono costituiti nella forma della Fondazione di partecipazione che possono tenere dentro scuole, enti di formazione, imprese, università, centri di ricerca, enti locali. I percorsi formativi durano due o tre anni, prevedono uno stage obbligatorio per il 30% delle ore complessive e almeno la metà dei docenti proviene dal mondo del lavoro.
Al termine dei percorsi formativi sono previsti esami finali, tenuti da commissioni costituite, anche qui, oltre che da rappresentanti della scuola, dell’università, della formazione professionale, anche da esperti provenienti dal mondo del lavoro.
Le aree, i destinatari e la fine della moda dei talentless
Sono sei le aree tematiche individuate come quelle di maggiore interesse e di migliore proiezione in termini di sviluppo e di occupazione, ovvero: Efficienza energetica; Mobilità sostenibile; Nuove tecnologie della vita; Nuove tecnologie per il Made in Italy; Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo; Tecnologie della informazione e della comunicazione. In queste aree operano e formano gli Its.
Per frequentarli è sufficiente essere in possesso di un diploma di scuola superiore. Al termine del percorso viene rilasciato un titolo spendibile in tutta Europa. Dopo il green pass è il tempo del passe-partout per uscire dalle secche della disoccupazione e seguire, in scala, il principio che anche qui il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha voluto enunciare in una recente conferenza stampa. Ai partiti che lo candidavano per qualsiasi ruolo ha risposto grazie, ma nel caso un nuovo lavoro, poi, se vorrò, lo trovo anche da solo. Come per dire: chi ha le competenze sceglie con chi lavorare e che il tempo e la moda dei talentless sembra avviata ad essere archiviata. Speriamo.